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muoniguido

Alla ricerca dell'ovvio (sfuggente)

Aggiornamento: 21 ott 2022



“Il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile”, così scrive Oscar Wilde.

Trovo che questa frase (come tante altre del grande scrittore irlandese) racchiuda in sé un nucleo pulsante fatto di saggezza e di bellezza insieme.


Mi colpisce sia il riferimento al visibile sia il riferimento al mistero.

Un po’ perché, quand’anche le cose sono visibili, ciò non significa per questa stessa ragione che esse siano notate; un po’ perché, quand’anche esse sono notate, ciononostante (in alcuni casi) permane un'eccedenza di significato che continua a rimanere un mistero (probabilmente insolubile) inaccessibile a qualsiasi descrizione o comprensione ultima.

Mi riferisco in questo caso a quel nucleo misterioso - mai pienamente afferrabile - che fa di un incontro interpersonale un autentico incontro umano.


Mi attardo in questi pensieri e pian piano, seguendo una catena di nessi associativi, le parole precedenti sfumano in altre per me altrettanto evocative, e così il visibile lascia il passo all’ovvio e l’autenticità alla pienezza dell’incontro.


Mi torna alla mente la mia attività professionale e il fatto che parte del lavoro svolto in studio con le persone che si rivolgono a me è dedicata proprio a prendere consapevolezza dell’ovvio.


“L’ovvio?”, potrebbe pensare qualcuno.

Si, proprio l’ovvio, perché quest’ultimo - che per definizione dovrebbe essere evidente - di fatto nelle dinamiche interpersonali tende invece ad essere particolarmente elusivo (per usare un’espressione di Moshe Feldenkrais).


E allora succede che pur avendo occhi non vediamo, che pur avendo orecchie non sentiamo e che pur avendo un corpo (il nostro!) non ci accorgiamo di tante cose. Ecco perché è così essenziale dedicarsi all’ovvio.


Dietro l’ovvio si celano automatismi, biografie, parole e gesti mancati, ma anche intenzionalità, desideri e promesse di pienezza relazionale.


Cogliere l’ovvio significa cogliere l’esperienza nel suo farsi attimo per attimo, significa sintonizzarsi con l’intenzionalità relazionale e con i suoi blocchi, significa aprirsi alla possibilità di un incontro pieno e nutriente.


Concludendo, in un certo senso potremmo dire - prendendo spunto da Wilde - che cogliere l’ovvio è un modo per immergersi nel mistero infinito della vita.



Photo by Josh Mills on Unsplash

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