Parte I
Terapia della Gestalt: vitalità e accrescimento nella personalità umana, di Fritz Perls, Ralph Franklin Hefferline e Paul Goodman, è considerato il testo fondativo della Psicoterapia della Gestalt.
Rifacendomi ad un contributo di Jean-Marie Robine, L’ansia nella situazione: disturbi nella formazione della Gestalt(1), ritengo utile sottolineare che vitalità è il termine con cui si è voluto tradurre in italiano la parola inglese excitement presente nel titolo originale dell’opera.
Tale precisazione, e il conseguente recupero del concetto di eccitazione, consente di comprendere più a fondo quello che in Psicoterapia della Gestalt viene chiamato processo di contatto.
Tutto ciò è di estrema importanza, poiché possiamo considerare quest’ultimo (il processo di contatto) come il cuore stesso della Psicoterapia della Gestalt (da qui in avanti semplicemente Gestalt).
Proprio per questo motivo in questa breve introduzione ho deciso di parlare in maniera più dettagliata del processo di contatto appena citato e delle sue interruzioni (vedremo più avanti che tale termine richiede alcune precisazioni).
Una parte di questa introduzione sarà dedicata anche al fenomeno psico-fisiologico dell’ansia.
La ragione di questa scelta è duplice: da una parte, perché il fenomeno dell’ansia è collegato al concetto di eccitazione dal quale siamo partiti; dall’altra, perché vissuti ansiosi sono di questi tempi particolarmente presenti.
Inizio sottolineando che quella della Gestalt è una prospettiva olistica.
Fritz Perls, uno dei padri fondatori di questo modello terapeutico, in L’Io, la fame, l’aggressività mette bene in evidenza questo aspetto, e lo fa sottolineando il fatto che nessun organismo può essere considerato separatamente dal suo ambiente.
Sebbene un organismo possa percepire il mondo di cui fa parte come qualcosa di separato da sé - precisa Perls - nella realtà una simile separazione non può esistere.
Pensare ad un organismo isolato - egli dice - equivarrebbe a introdurre nella realtà una separazione artificiale: nessun organismo, infatti, è autosufficiente e capace di sopravvivere senza il proprio ambiente.
Fra i due elementi (organismo e ambiente) vi è sempre un’interdipendenza reciproca: non possiamo pensare all’uno senza contemporaneamente pensare all’altro.
Non avrebbe senso, ad esempio - scrive ancora Perls - parlare dell’apparato respiratorio di un animale senza, allo stesso tempo, tener conto dell’aria che da quell’apparato può essere respirata.
Qualunque sia la funzione biologica presa in considerazione, sia essa di tipo vegetativo, percettivo, motorio o riflessivo, si può ben comprendere come sia impossibile concepirne il funzionamento senza il concomitante riferimento all’ambiente nel quale essa ha luogo.
Nel già citato testo fondativo gli Autori definiscono campo organismo-ambiente tale relazione imprescindibile.
Un ulteriore dato imprescindibile è il seguente: tra l’organismo e il suo ambiente vi è un confine.
Quest’ultimo svolge diverse funzioni fondamentali; ne riporto alcune.
Esso permette all’organismo di: respingere il pericolo, selezionare e accogliere in sé la novità assimilabile presente nell’ambiente, preservare la propria diversità.
Contrariamente all’idea secondo la quale un confine è primariamente qualcosa che separa un elemento dall’altro, in una prospettiva olistica - quale è quella della Gestalt - esso è inteso non solo come qualcosa che delimita (e in un certo senso certamente divide, seppur non in maniera assoluta), ma anche - e soprattutto - come qualcosa che unisce, che mette in contatto.
La sua esistenza è essenziale, poiché esso (il confine) è il luogo nel quale si realizza l’esperienza.
Quest’ultima - scrivono gli Autori nel testo fondativo - negli esseri umani si verifica essenzialmente a livello della pelle e degli apparati sensori e motori.
L’esperienza - essi dicono - è la funzione di questo confine, che non a caso è chiamato confine di contatto.
Per quanto riguarda l’essere umano - precisano ancora gli Autori - tale relazione, oltre ad avere un aspetto fisico, ne possiede anche uno sociale.
Va poi precisato che quando si parla di confine di contatto con questa espressione non s’intende indicare qualcosa che appartiene in maniera esclusiva all’organismo; al contrario: tale confine rappresenta l’organo di quel particolare rapporto fra l’organismo e l’ambiente che è stato chiamato campo organismo-ambiente.
Ne consegue che il confine di contatto (vale a dire il confine nel quale si realizza il contatto) appartiene contemporaneamente sia all’organismo sia all’ambiente.
Fatte queste premesse, vado adesso a riportare due definizioni di contatto presenti nel libro fondativo.
Contatto è - vi si legge - “la consapevolezza della novità assimilabile e il comportamento assunto nei suoi confronti, nonché il respingimento della novità non assimilabile”(2).
E ancora: “il contatto ovverosia quel processo che dà adito all’assimilazione e quindi alla crescita, consiste nel lento costituirsi di una figura prevalente su uno sfondo, o contesto, del campo organismo/ambiente”(3).
Il processo appena descritto (che, ribadisco, avviene al confine fra organismo e ambiente) è un processo costitutivo della vita stessa: è questo il modo in cui ogni organismo provvede al mantenimento della propria esistenza.
In Gestalt il contatto ha dunque un valore fondamentale; il libro fondativo ne parla addirittura in questi termini: “la realtà più semplice e immediata è costituita dal contatto in se stesso”(4).
Si tratta di un processo bidirezionale: fra l’organismo e l’ambiente c’è un reciproco dare e un reciproco ricevere.
Detto ciò possiamo ora ritornare al concetto dal quale siamo partiti, vale a dire all’eccitazione.
Lo facciamo con le parole dello stesso Robine, il quale (rifacendosi al testo di Perls, Hefferline e Goodman) così scrive: “L’eccitazione è una evidenza della realtà”(5).
Tale affermazione si comprende appieno collegandola a quanto contenuto nel già citato testo fondativo, e cioè: “Il contatto, la formazione del rapporto figura/sfondo, è un intensificarsi dell’eccitazione caratterizzata da una grande ricchezza di sentimenti e interessi; di converso, tutto ciò che non stimola l’interesse dell’individuo, tutto quanto egli non considera attuale, da un punto di vista psicologico non è neanche ritenuto reale. I diversi tipi di sentimento — il piacere, per esempio, o le emozioni in genere — indicano l’alterazione del coinvolgimento organico nella situazione reale, e questo coinvolgimento stesso fa parte della situazione reale. Non esiste realtà alcuna che sia neutrale e indifferente. […] In linea di principio, l’interesse e l’eccitazione tipici del processo figura/sfondo, costituiscono una testimonianza immediata del campo organismo-ambiente”(6).
Come si può notare, l’eccitazione è dunque un elemento necessario al costituirsi dell’esperienza stessa.
Va inoltre sottolineato che - secondo la Gestalt - c’è vera esperienza (cioè crescita e assimilazione) solo quando c’è un contatto pieno, e che quest’ultimo, per potersi realizzare, necessita di un confine di contatto adeguatamente funzionante.
A questo proposito, si tenga presente che durante tutto il processo di contatto la quantità di eccitazione può o mantenersi costante (nel qual caso l’esperienza è ostacolata) o variare (in termini di crescita e decrescita).
Quando l’eccitazione è bloccata possono manifestarsi vissuti di tipo ansioso,
In questo senso - precisa Robine - l'ansia può essere opportunamente considerata come la manifestazione di tale blocco.
Prima di approfondire quest’ultimo aspetto, ritengo utile dedicare qualche parola ancora al processo di contatto, questa volta visto nella sua particolare sequenza di figure e di sfondi.
Sebbene il contatto sia in se stesso qualcosa di unitario - precisa il testo fondativo - per favorirne la sua comprensione, la sequenza degli sfondi e delle figure che lo costituisce può essere opportunamente divisa come segue:
Contatto preliminare: qui è il corpo ad essere lo sfondo, mentre l’appetito o lo stimolo ambientale rappresentano la figura, la quale, in quanto elemento dato di cui si ha consapevolezza, costituisce l’Es della situazione. Quest’ultimo (l’Es), con il procedere del processo di contatto, si dissolverà nelle varie possibilità di soddisfacimento che si paleseranno alla consapevolezza dell’organismo.
Stabilire il contatto: qui lo sfondo è rappresentato dall’eccitazione prodotta dall’appetito, mentre la figura è costituita o dall’insieme delle possibilità in grado di soddisfare il bisogno o da qualche oggetto in particolare. In sostanza, mentre l’attenzione relativa al corpo va progressivamente a sfumare (sempre che non si sperimenti una sofferenza fisica, in quel caso il corpo diventa figura), in contemporanea inizia ad emergere un’emozione che si fa via via sempre più definita. Sulla base di questi elementi, l’organismo orienta la propria aggressività(7), effettua le proprie scelte e rifiuta le possibilità giudicate non assimilabili. Le scelte e rifiuti corrispondono alle identificazioni e alle alienazioni del Tu.
Contatto finale: qui su uno sfondo costituito dal corpo e dall’ambiente (nel suo aspetto generale), l’organismo viene a essere pienamente in contatto con la meta che esso stesso ha individuato (e che è diventa figura). Verso quest’ultima l’organismo in questa fase orienta “un’azione unitaria spontanea di percezione, moto e sentimento. La consapevolezza è al suo stato più luminoso nella figura del Tu”(8).
Post-contatto: il rapporto figura/sfondo cede il passo a qualcosa di diverso: qui in una “fluida interazione organismo/ambiente […] il sé(9) diminuisce”.
(Continua)
Note
Il testo è contenuto in Francesetti G., Gecele M., Roubal J. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica. Dalla psicopatologia all'estetica del contatto, Franco Angeli, Milano, 2014
Perls F., Hefferline R., Goodman P., La terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella persona umana, Astrolabio, Roma, 1997, p. 40
Op. cit. p. 41
Op. cit. p. 37
Robine J. M., L’ansia nella situazione: disturbi nella formazione della Gestalt, in Francesetti G., Gecele M., Roubal J. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica. Dalla psicopatologia all'estetica del contatto, formato Kindle posizione 10622 di 17589
Perls F., Hefferline R., Goodman P., La terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella persona umana, p. 44
Il termine è qui inteso nel significato latino di ad-gredior (vado verso) e fa riferimento alla capacità dell’organismo di destrutturare gli stimoli ambientali, così che questi possano essere assimilati nella loro parte assimilabile e rifiutati in quella non assimilabile.
Op. cit. p. 210
Nel testo fondativo il termine “sé” viene utilizzato, fra le altre cose, per indicare il confine di contatto in funzione.
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