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Breve introduzione alla Psicoterapia della Gestalt (Parte IV)

Aggiornamento: 14 ott



Parte IV


Non possiamo concludere questa breve introduzione senza prendere in considerazione altri due concetti imprescindibili per comprendere la Gestalt: le funzioni del sé e i livelli dell’esperienza.

Per quanto attiene alle prime, va sottolineato che in Gestalt il sé è considerato un ente di natura temporale e processuale, vale a dire qualcosa di non statico e di non sostanziale.

Il sé - come già è stato detto - è “il confine di contatto in funzione”(1); è qualcosa di costantemente cangiante, e possiede, per l’appunto, tre funzioni: la funzione Es, la funzione Io e la funzione Personalità.

La prima attiene alla parte corporea del nostro sé, si arricchisce con gli aspetti percettivi di cui facciamo esperienza ed è, in effetti, ciò che permette l’esperienza stessa (senza un corpo, infatti, non potremmo sperimentare alcunché).

La seconda corrisponde alle capacità di identificazione e di alienazione precedentemente descritte: è la nostra capacità di dire si e di dire no.

La terza, infine, corrisponde alla definizione di noi stessi che abbiamo costruito nel corso della vita.

Queste tre funzioni, in quanto funzioni del sé, sono necessariamente collegate: affinché il processo di contatto possa aver luogo devono agire tutte e tre in sinergia.

Qualora questo non accada il contatto non potrà realizzarsi in maniera piena; ecco perché è importante che il terapeuta, nella sua diagnosi, identifichi precocemente la funzione o le funzioni deficitarie.

In tal modo egli potrà agire per stimolare nel paziente la ripresa del funzionamento sinergico di cui si è detto, aiutandolo così a riconquistare la flessibilità perduta.


Nel fare questo, fra le altre cose, il terapeuta potrà anche proporre al paziente l’esecuzione dei quelli che in Gestalt vengono chiamati esperimenti.

Questi ultimi altro non sono se non occasioni (opportunamente predisposte) per sperimentare con consapevolezza quanto accade al confine di contatto in ogni qui e ora della seduta, dedicando particolare attenzione al come l’esperienza si concretizzi.

A questo proposito ritengo utile riportare quanto scrivono Perls, Hefferline e Goodman nel testo fondativo, e cioè: “Il valore più grande dell’approccio gestaltico risiede forse nell’insight secondo cui la totalità determina le parti”(2).

Con ciò essi intendevano sottolineare che essa (la totalità) è qualcosa di più della semplice somma delle parti: in Gestalt è considerata un vero e proprio principio organizzativo e integrativo.

Questo è il motivo per cui, in tale modello terapeutico, si riconosce una così grande importanza al modo in cui la totalità si realizza, cioè al modo in cui le parti si integrano fra loro.

Tale principio unitario, in virtù del quale le parti sono messe insieme, è presente in ogni momento esperienziale.

Questo vuol dire che ogni volta che facciamo esperienza di qualcosa (vale a dire ogni volta che incontriamo l’ambiente) lo facciamo sempre con tutto l’organismo, cioè con tutte le parti che ci costituiscono.

A motivo di ciò, quando si parla di esperienza umana, in Gestalt si sottolinea il fatto che essa si realizzi attraverso cinque livelli fra loro collegati, e precisamente: il cognitivo, l’immaginativo, l’emotivo, il sensorio e il corporeo.

Tutti questi livelli devono essere esaminati attentamente durante la fase diagnostica, poiché (in virtù del principio secondo cui la “diagnosi e la terapia costituiscono lo stesso processo”(3)), qualora uno o più di essi risultassero poco sviluppati, dovrà essere cura del terapeuta agire in maniera tale da poter stimolare nel paziente un’opportuna riarmonizzazione degli stessi.



Conclusione


Nel concludere questa breve introduzione alla Psicoterapia della Gestalt desidero ringraziare tutte le altre persone che in questi anni ho incontrato nella mia attività professionale.

Nella pratica terapeutica, grazie a loro, ho potuto sperimentare in prima persona la validità del modello terapeutico gestaltico, che ho sceltoriconosciuto e sentito come il mio modello.

Oggi mi sembra di incominciare a capire nel profondo quanto più volte ho sentito dire da Vázquez Bandín, la quale, parlando della Gestalt, afferma che si tratta di un modello terapeutico che tende ben presto a trasformarsi in uno stile di vita (tanto per il paziente quanto per il terapeuta).

A tal proposito è utile ricordare che il modello gestaltico si muove all’interno di una prospettiva di campo; ciò significa che - per usare le parole di Gianni Francesetti - il processo terapeutico è considerato non solo “co-creato dal paziente e dal terapeuta, ma anche dalla situazione che - in fondo e in modo circolare - crea entrambi”(4).

In questa lettura fenomenologica sia il terapeuta sia il paziente sono considerati emergere “da un fondo indifferenziato, predualistico, patico, atmosferico, incarnato”(5).

Tale matrice primigenia, origine e sorgente di tale emergenza non è altro che il campo - vale la pena sottolinearlo - ossia (questa volta mi rifaccio ad una definizione di Sergio La Rosa) tutto ciò che è e tutto ciò che non è, insieme, in una data situazione (6).

Pensando a quanto fin qui esposto a proposito della prospettiva di campo e al processo terapeutico nel suo aspetto di co-creazione dell’esperienza, tempo fa mi sono tornate alla mente le considerazioni di Douglas R. Hofstadter riguardo ad un’opera di Maurits Cornelis Escher: Mani che disegnano.

Il lettore interessato può approfondire qui l’argomento https://www.guidomuoni.it/post/il-campo-la-terza-mano-nel-processo-terapeutico


Concludo citando una frase di Fritz Perls: apprendere è scoprire che qualcosa è possibile.

Ecco, credo che questa frase rappresenti bene il senso di un percorso di psicoterapia della Gestalt.

Si tratta di un percorso essenzialmente esperienziale all’interno del quale chi lo intraprende può sviluppare la consapevolezza di come fa esperienza, di cosa la rende più difficile e di quale sia, di volta in volta, l’intenzionalità con cui si muove nell’ambiente.

L’obiettivo è rendersi conto che esiste un’alternativa alla propria sofferenza e cioè che, indipendentemente da quanto possa apparire difficile all’inizio, è possibile farci qualcosa.




Note


  1. Perls F., Hefferline R., Goodman P., La terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella persona umana, p. 45

  2. Op. cit. p. 32

  3. Op. cit. p. 254

  4. Francesetti G., Fondamenti di Psicopatologia fenomenologico-gestaltica: un’introduzione leggera, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2020, p. 15

  5. Ibidem

  6. Questa definizione è stata utilizzata da La Rosa durante uno dei Seminari internazionali organizzati da SINAPSI (Scuola di Specializzazione in psicoterapia della Gestalt) all’interno del Corso quadriennale di specializzazione in psicoterapia.





Bibliografia


Francesetti G. (a cura di), Attacchi di panico e postmoderni. La psicoterapia della Gestalt tra clinica e società, Franco Angeli, Milano, 2016

Francesetti G., Fondamenti di Psicopatologia fenomenologico-gestaltica:

un'introduzione leggera, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2020

Francesetti G., Gecele M. (a cura di), L'altro irraggiungibile. La psicoterapia della Gestalt con le esperienze depressive, Franco Angeli, Milano, 2017

Francesetti G., Gecele M., Roubal J. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica. Dalla psicopatologia all'estetica del contatto,

Franco Angeli, Milano, 2014

Francesetti G., Kerry-Reed E., Vázquez Bandín C., Obsessive-compulsive experiences: a Gestalt Therapy perspective. "If I hold you real tight, will 1 have a better chance of escaping death's bite?", Los Libros del CTP,

Madrid, 2019

Hofstadter Douglas R., Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante,

Adelphi, Milano, 2018

Kepner J. J., Body process. Il lavoro con il corpo in psicoterapia, Franco

Angeli, Milano, 2015

Perls F., Hefferline R., Goodman P., La terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella persona umana, Astrolabio, Roma, 1997

Perls F., L'Io, la fame, l'aggressività, Franco Angeli, Milano, 1995

Perls L., Living at the Boundary. The Collected Works of Laura Perls (Edited by Joe Wysong), The Gestalt Journal Press, eBook edition, 2012

Robine J. M., (a cura di), Sé. Una polifonia di psicoterapeuti della Gestalt contemporanei, Franco Angeli, Milano, 2018

Taylor M., Psicoterapia del trauma e pratica clinica. Corpo, neuroscienze e

Gestalt, Franco Angeli, Milano, 2016

Vázquez Bandín C., Cercando le parole da dire. Riflessioni sulla teoria e la pratica della terapia della Gestalt, Melis R. (a cura di), Se.F.a.P. Libri, Roma, 2014

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