In questi ultimi anni, grazie anche alla professione che svolgo, mi è apparso sempre più chiaro che uno dei doni più preziosi che possiamo fare al prossimo è dedicargli la nostra attenzione.
La cosa - evidentemente - vale anche all’opposto: nel senso che la preziosità del dono è la medesima anche quando siamo noi ad essere i destinatari dell’attenzione altrui.
“La ringrazio, perché lei mi ascolta”.
Questa è una delle cose che più spesso mi sento dire in studio durante le sedute.
La cosa mi fa certamente piacere, al tempo stesso - per inciso - colgo l’occasione per sottolineare che spesso sono i terapeuti che dovrebbero ringraziare i propri pazienti, perché, grazie a questi ultimi, essi (i terapeuti) hanno occasioni (ulteriori rispetto a quelle di cui dispongono nella propria vita privata) per potersi rendere conto di che cosa sia davvero importante nella vita e per potersi domandare nel contempo quanto tutto ciò sia presente o meno nella propria quotidianità.
Prendiamo ad esempio la frase che ho riportato sopra e soffermiamoci per un momento sul valore dell’ascolto.
Nel corso delle nostre giornate quante volte e per quanto tempo ascoltiamo davvero gli altri?
E a nostra volta, quanto ci sentiamo davvero ascoltati dalle persone che ci stanno attorno?
Quando questo accade siamo consapevoli del valore del dono che ci viene fatto?
Alle volte certe cose vengono date per scontate, e così facendo si corre il rischio di dimenticare quanto esse siano preziose.
Tutto ciò (se accade) non è privo di conseguenze, perché quando qualcosa non viene più stimata preziosa come avveniva una volta - foss’anche per questo tipo di dimenticanza - è facile che detta cosa si finisca per praticarla sempre di meno.
È come un serpente che si morde la coda.
Tuttavia, se per qualche ragione si ha occasione di sperimentarla ancora, allora questa cosa viene ri-conosciuta di nuovo in tutta la sua preziosità.
A questo punto si aprono le porte per un nuovo circolo dell’abitudine, che può ripetersi in maniera simile al precedente oppure può rinnovarsi in modo tale da preservare la memoria del valore ritrovato e con essa la sua pratica.
Questa seconda evenienza non è per niente semplice, perché gli stimoli a cui siamo sottoposti ogni giorno e in ogni momento sono tantissimi: la nostra attenzione è attirata - quasi rapita alle volte - da migliaia di segnali in continua e accanita competizione fra loro per essere notati.
Il dono dell’attenzione è qualcosa di così prezioso anche per questo motivo.
Come abbiamo avuto modo di rilevare tante volte per altre questioni, anche in questo caso, tutto parte dalla consapevolezza, senza la quale nessuna reale intenzionalità è possibile.
Se hai piacere di approfondire l’argomento, ti segnalo questo articolo che trovi qui sul blog: Le abitudini: come funzionano e come cambiarle.
Buona lettura e grazie per la tua attenzione.
Photo by Elena Mozhvilo on Unsplash
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