“Ogni giorno un leone si alza e sa che dovrà correre”.
Così iniziava, tempo fa, una nota pubblicità.
Ora, che sia o no un leone, anche tu la mattina ti alzi e sai che dovrai fare tutta una serie di cose.
Forse non ci hai mai pensato, ma molte di queste cose le fai sempre nella stessa maniera, senza neanche averne consapevolezza, perché con la ripetizione continua quei comportamenti sono diventati automatici.
Ciò avviene per una ragione fondamentale: il tuo cervello opera secondo un imperativo di base che lo porta a risparmiare energia al fine di poterti garantire il miglior adattamento all’ambiente.
I comportamenti che vengono ripetuti frequentemente, nel tempo, incominciano a richiedere sempre meno risorse per essere eseguiti, lasciando così a disposizione quelle stesse risorse per altre necessità.
Una volta diventati automatici, quei comportamenti li esegui per lo più senza consapevolezza.
Può cambiare il contenuto (il tipo di comportamento), ma la dinamica è sempre la stessa.
Le abitudini che hai sono tantissime, alcune sono utili, altre dannose, molte non sai neanche di averle.
Ad esempio, sai quale scarpa indossi per prima la mattina, la destra o la sinistra? Ci hai pensato? Conosci la risposta? Forse si, forse no.
Certo, saper rispondere a questa domanda non cambierà la qualità della tua vita, ma al di là del comportamento specifico, conoscere il modo in cui, in generale, funzionano tutte le abitudini può invece fare la differenza in termini di benessere personale, perché, forse, nella tua vita ci sono alcune abitudini che vorresti eliminare, ce ne sono altre che invece al momento non hai ma vorresti avere, e ce ne sono altre ancora che magari vorresti potenziare.
Negli anni ’90 i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno individuato e formalizzato quello che è stato chiamato il circolo dell’abitudine (habit loop).
Analizzando l’attività cerebrale di alcuni ratti inseriti in un labirinto, all’interno del quale era contenuto del cibo che gli animali potevano raggiungere e mangiare, i ricercatori notarono che, via via che la condizione sperimentale veniva ripetuta e i ratti imparavano a raggiungere il cibo, si verificavano delle variazioni nella loro attività cerebrale.
In particolare, con il tempo, il cervello degli animali mostrava due picchi di attivazione, uno all’inizio del labirinto, in concomitanza del segnale acustico che veniva prodotto dallo sperimentatore, e uno alla fine, quando gli animali raggiungevano il cibo.
Sorprendentemente, nel corso del tragitto, dall’ingresso del labirinto al cibo, la loro attività cerebrale diminuiva; in sostanza, i dati sperimentali mostravano che, una volta avviato un certo tipo di comportamento, gli animali non esercitavano scelte consapevoli sui comportamenti che seguivano al primo che dava inizio alla sequenza.
L’analisi comportamentale (evidenziata dall’aumento dell’attività cerebrale) compariva di nuovo solo alla fine del percorso, una volta raggiunto il cibo, nel momento in cui il ratto valutava il risultato ottenuto da quella sequenza involontaria di comportamenti appena prodotti.
Il circolo dell’abitudine, affermano i ricercatori del MIT, può essere suddiviso in tre parti: un segnale (l’elemento che, nel tempo, induce il tuo cervello ad attivare una modalità di funzionamento automatica, selezionandola fra quelle a tua disposizione), una routine e una gratificazione (ciò che motiva il tuo cervello ad apprendere una determinata sequenza comportamentale).
Nel tempo, a seguito di ripetute esperienze, il legame fra segnale e gratificazione diventa molto stretto, tanto stretto che la semplice percezione del segnale attiva un forte desiderio della gratificazione ad esso collegata.
Quando questo accade hai acquisito una nuova abitudine: la semplice percezione del segnale ti porta, in automatico, ad attivare la routine ad esso collegata, così da poter soddisfare il bisogno reso evidente dal segnale.
Questo è il processo generale che sta alla base delle tue abitudini, sia che si tratti di leggere qualcosa prima di dormire, o di andare in bicicletta il fine settimana o di indossare per prima la scarpa destra o quella sinistra.
Nel caso si tratti di una “buona” abitudine, cioè di qualcosa che aumenta o preserva il tuo benessere personale, questo circolo automatico funziona in maniera virtuosa e tutto ciò è molto positivo.
Nel caso in cui, invece, questo automatismo incida negativamente sulla qualità della tua vita la cosa può diventare problematica.
In questo caso, come puoi fare a liberarti di un’abitudine “cattiva”?
Incomincia con l’identificare il segnale che dà inizio al processo.
A seguire esplora la gratificazione ad esso collegata, così da meglio comprendere cosa vuoi realmente ottenere quando esegui una data sequenza comportamentale. A questo punto scomponi la routine nei suoi elementi di base.
Per procedere, quello che ti servirà sarà collegare allo stesso segnale di partenza una routine differente con la quale raggiungere la medesima gratificazione.
All’inizio la cosa potrebbe non essere semplice: finché il nuovo automatismo non si instaura dovrai importi consapevolmente la routine alternativa.
In alcuni casi le credenze che si hanno relativamente a certi tipi di abitudine possono fare la differenza fra il successo e l’insuccesso.
Tieni anche presente che i gruppi nei quali siamo inseriti esercitano una forte influenza sulle credenze che possediamo.
E se invece volessi creare una nuova abitudine?
Anche questa volta inizia dal segnale.
Ti propongo una situazione a titolo puramente esemplificativo.
Vuoi avere l’abitudine di fare un po’ di corsa il fine settimana?
Allora, prima di indossare l’abbigliamento adeguato e iniziare il tuo allenamento, osserva sempre le tue scarpe da jogging.
Questo segnale, con il tempo, si collegherà alla gratificazione personale che percepisci ogni volta che hai portato a termine il tuo allenamento.
Avrai già capito che, allenamento dopo allenamento, il solo vedere quelle scarpe ti farà desiderare quel tipo di gratificazione (qualunque essa sia per te) e ciò ti spingerà automaticamente a mettere in atto la routine che hai collegato.
Se vuoi approfondire l’argomento ti segnalo questo testo di piacevole lettura: La dittatura delle abitudini, Charles Duhigg.
Pubblicato il 11/07/2019 - Photo by Suzanne D. Williams on Unsplash
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