Quando formuliamo i nostri giudizi non sempre lo facciamo in maniera rigorosa, attenta e razionale; in molte circostanze ricorriamo a delle scorciatoie cognitive (le cosiddette euristiche).
Questa seconda modalità di formulazione dei giudizi, sebbene, da un lato, abbia il vantaggio di essere molto veloce e meno impegnativa per il nostro sistema cognitivo, dall’altro, risulta essere meno precisa e meno rigorosa rispetto alla prima.
Quando ricorriamo alle euristiche tendiamo a ignorare, sottovalutare o sopravalutare certi dati, tendiamo ad essere fortemente influenzati dalle emozioni e mostriamo una grande sensibilità rispetto al modo in cui viene presentata alla nostra attenzione la questione che dobbiamo analizzare.
Tutto questo fa sì che, nel formulare i nostri giudizi, in particolari circostanze, siamo portati a commettere errori in maniera sistematica.
Questo tipo di errori (prevedibili) sono chiamati bias.
Un altro concetto fondamentale che devi tener presente è quello della fluidità cognitiva.
La fluidità cognitiva è quella sensazione che sperimenti quando capisci subito le cose, quando pensare a quello che stai pensando ti viene semplice, quando senti che la tua elaborazione cognitiva va liscia, senza problemi.
Quando sperimentiamo questo tipo di fluidità tendiamo non solo ad essere di buon umore, ma tendiamo anche a fidarci maggiormente dell’oggetto dei nostri pensieri.
All’opposto, quando sperimentiamo una condizione di tensione cognitiva, tendiamo ad essere più sospettosi, tendiamo ad analizzare le cose più attentamente e mostriamo un livello maggiore di vigilanza.
Una delle euristiche che utilizziamo frequentemente è quella chiamata euristica della disponibilità.
Quando utilizzi questa euristica per valutare la probabilità di un evento, sei portato a giudicare la sua probabilità come maggiore o minore esclusivamente sulla base della facilità con la quale riesci a richiamare alla memoria esempi dell’evento in questione.
In sostanza, più nella tua memoria sono disponibili esempi di quell’evento, più giudichi elevata la probabilità dell’evento stesso; viceversa, minore è la disponibilità di esempi, minore stimi la probabilità dell’evento.
Questo bias risiede nel fatto che la probabilità non la valuti in termini matematici, ma lo fai esclusivamente sulla base di quanto ti suggerisce la tua memoria in un dato momento.
Negli anni Novanta un gruppo di psicologi tedeschi guidati da Norbert Schwarz mise a punto l’esperimento che segue.
Ai soggetti sperimentali venne chiesto di ricordare 6 episodi in cui avessero mostrato un comportamento assertivo, vale a dire un comportamento in cui, con decisione, avessero portato avanti le proprie posizioni, pur nel rispetto delle altre persone coinvolte.
Successivamente, ai soggetti venne chiesto quanto si giudicassero assertivi.
I dati raccolti vennero confrontati con quelli ottenuti da un gruppo di soggetti ai quali, invece, venne chiesto di ricordare ben 12 episodi in cui avessero mostrato un comportamento assertivo.
Infine, l’ultimo confronto venne fatto con i dati ottenuti da un gruppo di soggetti ai quali fu chiesto di ricordare 12 episodi in cui si fossero comportati in maniera non assertiva.
Prima di esporti i risultati ottenuti è importante che tenga a mente questo: ricordare 6 episodi è più semplice che ricordarne 12.
Per via della fluidità cognitiva (come ora sai) più senti semplice il processo cognitivo con cui pensi a qualcosa, più sei portato a ritenere valido quello che stai pensando.
All’opposto, per via della tensione cognitiva (come ora sai), più senti difficile il processo con cui pensi a qualcosa, più sei portato a nutrire dubbi nei confronti di ciò a cui stai pensando.
Questo è esattamente quello che accadde ai soggetti sperimentali, i quali, durante il compito mnemonico che erano chiamati a svolgere, nel ricordare 12 episodi, si trovarono a sperimentare una certa difficoltà (in realtà molta più di quella che si aspettavano di incontrare).
Per questo motivo, Daniel Kahneman, in Pensieri lenti e veloci (testo dal quale ho tratto l’esperimento che ti ho appena citato), suggerisce di chiamare “euristica della indisponibilità inspiegata” l’euristica della disponibilità utilizzata da questi soggetti sperimentali .
Questi sono i risultati ottenuti: i soggetti che avevano elencato 12 episodi di assertività (a causa della tensione cognitiva sperimentata) si giudicarono meno assertivi di quelli che ne avevano indicato 6; per la stessa ragione, coloro che avevano elencato ben 12 episodi di non assertività, finirono per giudicare se stessi molto assertivi!
I risultati ottenuti da Schwarz sono stati replicati da altri psicologi, i quali hanno ottenuto analoghi risultati paradossali, come nel caso in cui, ad esempio, i soggetti sperimentali avevano mostrato di avere meno fiducia in una determinata scelta nel momento in cui erano riusciti a portare molti argomenti a suo sostegno.
Anche in questo caso, paradossalmente, coloro che avevano individuato meno argomenti, si mostravano più fiduciosi nella scelta fatta.
Come spesso capita, anche per questa regola c’è un’eccezione, e questa eccezione l’ha individuata lo stesso Schwarz.
Non sempre le persone si basano sulla facilità di recupero per formulare i propri giudizi, alle volte esse reputano più importante il contenuto, e per esprimere un giudizio usano questo come criterio di scelta (invece che la fluidità cognitiva).
Questo avviene quando il contenuto in questione è qualcosa rispetto al quale siamo personalmente coinvolti.
Pubblicato il 25/09/2019 - Photo by Davide Cantelli on Unsplash
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