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muoniguido

Senza un “confine” non ci può essere “vera” esperienza



Più o meno tutti si trovano d’accordo nel ritenere che, nella vita, “fare esperienze” sia un valore, sia cioè qualcosa di importante e di buono: in sostanza qualcosa da ricercare.

Ci si trova un po’ meno d’accordo nell’identificare quali tipi di esperienze siano un valore e quali non lo siano; quali siano da ricercare e quali no. Alcuni ritengono che tutte le esperienze, anche quelle più dolorose, siano (o possano essere) formative, e dunque possano, in qualche modo, rappresentare un valore; altri, invece, ritengono che in certi tipi di esperienze non sia possibile trovare niente a cui possa essere riconosciuto un qualche valore.


Come puoi renderti conto, il tema presenta molte complessità e offre altrettanti spunti di riflessione.

Uno di questi potrebbe essere, ad esempio, quello di stabilire primariamente che cosa sia un’esperienza, e quali siano le condizioni necessarie perché essa possa realizzarsi.


Prima di confrontarsi sul fatto che qualcosa (in questo caso un’esperienza) possieda o meno un valore, è senz’altro utile accordarsi precedentemente su una definizione comune relativamente alla cosa in oggetto, così da essere ragionevolmente sicuri di star parlando della stessa cosa.


Le considerazioni che seguono sono relative a questa fase preliminare: nello specifico, ti presenterò la prospettiva della Terapia della Gestalt relativamente ai concetti di esperienza, confine, campo e contatto.

Si tratta evidentemente di una “prospettiva”, di un modo (fra gli altri) di considerare il tema di cui ci stiamo occupando (l’esperienza).

L’obiettivo con il quale scrivo questo articolo è duplice: da un lato, vi è il piacere di farti conoscere la Terapia della Gestalt (qualora non la conoscessi ancora); dall’altro, voglio offrirti un esempio di esplicitazione dei presupposti argomentativi (lo faccio perché mi pare che, ultimamente, questo secondo aspetto sia generalmente poco praticato, mentre ritengo abbia un valore fondamentale).

Nella prospettiva della Terapia della Gestalt nessuna cosa è realmente separata dalle altre, vale a dire: non esiste nessun ente irrelato in maniera assoluta.

Ad esempio, Fritz Perls in L’Io, la fame, l’aggressività, scrive che un organismo non può essere considerato separatamente dal suo ambiente.

Sebbene lo stesso organismo possa percepire il mondo di cui fa parte come qualcosa di separato da sé, nella realtà una simile separazione non può esistere.

Pensare ad un organismo isolato equivarrebbe a produrre una separazione artificiale, poiché, sottolinea Perls, nessun organismo è autosufficiente: senza il proprio ambiente vitale, infatti, nessun organismo potrebbe soddisfare i propri bisogni ed esistere.

Fra i due elementi (organismo e ambiente) vi è sempre un’interdipendenza reciproca: non posso pensare all’uno senza pensare l’altro.

Ad esempio, non avrebbe senso, dice Perls, parlare dell’apparato respiratorio di un animale, senza allo stesso tempo tener conto dell’aria che può essere respirata.

Quella della Terapia della Gestalt è dunque una prospettiva olistica.


Per un essere animale, qualunque sia la funzione presa in considerazione, sia essa di tipo vegetativo (nutrizione, sessualità, ecc.), percettivo, motorio o riflessivo, è impossibile che essa si volga indipendentemente dal riferimento all’ambiente.

In quello che è considerato il testo fondativo della Terapia della Gestalt (Teoria e Pratica della Terapia della Gestalt) gli autori (Perls, Hefferline e Goodman) definiscono campo organismo/ambiente questa integrazione fra l’organismo e il suo ambiente nello svolgimento di ogni funzione.


Arriviamo adesso ad un altro aspetto di estrema importanza: tra l’organismo e il suo ambiente vi è un confine. Quest’ultimo svolge alcune funzioni fondamentali: mantiene la diversità, respinge il pericolo, permette all’organismo di selezionare e accogliere in sé la novità assimilabile presente nell’ambiente.


Alcuni sono portati a vedere nel confine esclusivamente qualcosa che separa un elemento dall’altro.

Tuttavia, come puoi renderti conto da quanto fin qui esposto, all’interno di una prospettiva olistica, come è quella della Terapia della Gestalt, il confine non è qualcosa che separa in senso assoluto: esso delimita, ma al tempo stesso mette in contatto l’organismo con il suo ambiente. La sua esistenza è essenziale, poiché esso (il confine) è il luogo nel quale si realizza l’esperienza; quest’ultima, scrivono gli autori nel testo fondativo, si verifica negli esseri umani essenzialmente a livello della pelle e degli apparati sensori e motori.

L’esperienza, sottolinea Perls, è proprio la funzione di questo confine, che è chiamato confine di contatto; il nome sta proprio a sottolineare l’unione e la non separazione assoluta fra organismo e ambiente.

Per quanto riguarda l’essere umano, questa integrazione oltre ad avere un aspetto fisico ne possiede anche uno sociale.

Voglio fare una precisazione importante: nella Terapia della Gestalt, con il termine confine di contatto, non si intende indicare qualcosa che appartiene in maniera esclusiva all’organismo, quanto l’organo (per così dire) di quella particolare integrazione fra organismo e ambiente che è stata chiamata campo. Il confine di contatto (cioè il confine nel quale si realizza il contatto) appartiene perciò contemporaneamente sia all’organismo sia all’ambiente.

Tieni presente la definizione che sto per proporti, perché è fondamentale rispetto al tema di cui ci stiamo occupando: il contatto, scrive Perls, è principalmente la consapevolezza della novità assimilabile; unitamente a detta consapevolezza va considerato insieme sia il comportamento assunto dall’organismo nei confronti di tale novità assimilabile, sia il suo respingimento nei confronti della novità che è, invece, ritenuta non assimilabile. Tutto questo insieme è il contatto.

Il processo che ti ho appena descritto (che, ribadisco, avviene al confine fra organismo e ambiente) è un processo fondamentale per la vita. È proprio questo processo, infatti, che permette all’organismo di assimilare quanto gli è necessario per la propria crescita (rifiutando al contempo ciò che non è assimilabile). Il processo è bidirezionale: fra l’organismo e l’ambiente c’è un reciproco dare e ricevere.


Prima di procedere con alcune precisazioni riguardo al concetto di confine tieni presente che, nella prospettiva della Terapia della Gestalt, c’è vera esperienza (cioè crescita e assimilazione) solo quando c’è un contatto pieno; perché questo possa realizzarsi è necessaria la presenza e un adeguato funzionamento del confine.

Se i confini sono troppo deboli, l’organismo sarà invaso dall’ambiente e, a seguito di ciò, finirà per non riconoscere più i propri bisogni (perché li confonderà con quelli dell’ambiente). Così facendo, l’organismo si troverà a “perseguire” i bisogni ambientali dimenticando i propri. Ciò gli impedirà di riconoscere quella novità assimilabile in grado di potergli donare la crescita e la corrispondente assimilazione.

Se i confini sono troppo rigidi, l’organismo si chiuderà all’esperienza, precludendosi con ciò, anche in questo caso, la possibilità di incontrare quella novità assimilabile in grado di offrirgli la crescita e la corrispondente assimilazione.

Nella prospettiva della Terapia della Gestalt, perché ci sia esperienza, salute e benessere, la parola chiave è flessibilità.

Il punto non è l’assenza di confini (cosa impossibile, secondo quanto fin qui esposto), ma la loro flessibilità: vale a dire, la loro capacità di adattarsi in maniera adeguata alla situazione presente (attimo per attimo).

Per concludere: perché ci sia esperienza, deve esserci dunque la capacità di accogliere in sé ciò che è buono insieme alla capacità di rifiutare ciò che non è buono (buono e non buono sono intesi in riferimento all’organismo).

Perls esprime questo concetto con l’espressione mastica e spunta: intendendo con ciò il processo attraverso il quale il cibo proveniente dall’ambiente può essere destrutturato, così da poter accogliere di esso ciò che è assimilabile e respingere ciò che non lo è.

Se non ci fosse un confine (il confine di contatto) tutto questo non potrebbe accadere.


Pubblicato il 09/11/2020 - Photo by danilo.alvesd on Unsplash

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