In situazioni di pericolo, paura o insicurezza siamo portati a ricercare il contatto e la vicinanza delle persone con le quali abbiamo un legame affettivo.
Questo è quanto afferma la Teoria dell'attaccamento, sottolineando con ciò l'estrema importanza che nelle nostre vite hanno il senso di sicurezza e il contatto con i nostri "altri" significativi.
Gli studi di John Bowlby (considerato il padre della Teoria dell'attaccamento) furono influenzati dalle ricerche di Konrad Lorenz e Harry Harlow.
Di quest'ultimo sono molto noti gli esperimenti con le scimmie rhesus.
In tali esperimenti delle piccole scimmie venivano allontanate alla nascita dalle proprie madri e messe in gabbie separate con "due madri surrogate": una fatta di stoffa, l'altra di metallo (quest'ultima era dotata di una sorta di biberon attraverso il quale esse potevano nutrirsi).
Gli esperimenti mostrarono che le piccoline preferivano stare con la "madre di stoffa", anche se questa non dava loro da mangiare: si avvicinavano a quella di metallo esclusivamente per nutrirsi.
Emerse inoltre che le scimmie che furono private completamente dei contatti sociali, con il tempo, svilupparono significativi disturbi del comportamento.
Da queste ricerche Harlow concluse quanto segue: il bisogno di contatto è un bisogno fondamentale, è strettamente collegato allo sviluppo dei legami affettivi, è indipendente dalla soddisfazione dei bisogni nutritivi.
Tieni presente questo, perché è collegato con quello che ti dirò a breve: le madri di stoffa, oltre ad essere morbide erano calde (al loro interno contenevano una lampadina da 100 watt).
Anni dopo gli esperimenti di Harlow, John Bargh e colleghi hanno dimostrato che le strutture cerebrali implicate nella percezione della temperatura fisica sono le stesse che si attivano quando percepiamo la temperatura sociale.
Nello specifico, gli esperimenti di Bargh evidenziano quanto segue: i soggetti chiamati ad esprimere un giudizio su una persona leggendone solo la descrizione su un foglio hanno manifestato una propensione a giudicarla fredda e distante, se poco prima avevano tenuto fra le mani un bicchiere con una bibita fresca; viceversa, hanno manifestato una propensione a giudicarla calorosa e vicina, se poco prima avevano tenuto fra le mani una tazza con una bevanda calda.
L'associazione evidenziata dagli studi di Harlow e di Bargh fra calore fisico e calore sociale è tanto più marcata quanto più è stato sicuro l'attaccamento nei confronti dei nostri genitori durante la nostra infanzia.
In questo momento storico così delicato, nel quale, per la sicurezza di tutti, dobbiamo rimanere nelle nostre case, lontano dai nostri cari, il bisogno di contatto si fa più intenso.
Fortunatamente i mezzi tecnologici di cui disponiamo ci permettono di compensare in qualche maniera la lontananza fisica.
Attraverso i video, le videochiamate e le telefonate, possiamo vedere i volti delle persone che amiamo, sentire le loro voci e, a nostra volta, far arrivare a tutte loro la nostra parola.
Molti in questi giorni si stanno adoperando in questo senso, molti stanno perfino organizzando degli aperitivi in videochiamata; allora, anche in questi casi, alla luce degli studi fin qui esposti, al fine di sentirci più vicini e più sicuri, durante la prossima videochiamata un ulteriore aiuto potrebbe essere quello di tenere fra le mani una tazza con una bevanda calda.
Di questo tipo di interazioni si sta occupando ampiamente anche Paolo Borzacchiello, uno studioso di intelligenza linguistica di cui puoi trovare molto materiale e molti interventi sul web.
Nel concludere questo breve articolo voglio esprimere il mio augurio affinché tutti noi possiamo mantenere la speranza, la fiducia e l'azione necessarie a superare il prima possibile questo momento storico così importante.
Pubblicato il 19/03/2020 - Photo by Joshua Rawson-Harris on Unsplash
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