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muoniguido

Stupido è chi lo stupido fa



Qualche giorno fa, mentre ero al bar a prendere un caffè, mi sono trovato a scambiare due chiacchiere con un altro cliente il quale, commentando il modo in cui qualcuno aveva parcheggiato la macchina nelle vicinanze, ha così dichiarato: “Questo è il paese dei furbi!”.

Non entro nel merito della valutazione, anche perché ciò che in quel momento ha attirato la mia attenzione è un’altra cosa, e di questa voglio parlare.

L’espressione usata - dicevo - mi ha fatto tornare alla mente un breve e gustosissimo saggio dell’economista Carlo Maria Cipolla che avevo letto diversi anni addietro.

Il titolo dell’opera è Allegro ma non troppo. Le leggi fondamentali della stupidità umana.

Si tratta di un divertissement che lo stesso Autore definisce una “spiritosa invenzione”.

Per riprendere le mosse da dove siamo partiti, devo dire che in verità nel testo in questione non si parla di furbi: le categorie prese in esame sono infatti quelle degli intelligenti, degli sprovveduti, dei banditi e (come lo stesso titolo lascia presagire) quella degli stupidi.

L’associazione che mi ha portato alla mente il saggio di Cipolla è la considerazione (o meglio l’ipotesi) che la furbizia oscilli pericolosamente fra la categoria del banditismo e quella della stupidità.

Ma procediamo con ordine in questa breve trattazione sulla stupidità umana e sui suoi effetti, e iniziamo con il dire che quello di Cipolla è un divertissement basato su osservazioni personali che mettono insieme analisi di tipo sociologico ed economico in senso lato.

I concetti presi in esame hanno una natura operazionale, vale a dire sono elaborati sulla base delle azioni compiute dai soggetti analizzati.

A questi ultimi, in virtù delle suddette azioni, sono state fatte corrispondere rispettivamente le quattro categorie di intelligente, sprovveduto, bandito e stupido.

E così, ad esempio, in questo contesto non viene considerato stupido colui che non sa proteggersi dalle azioni malevole del prossimo (cioè colui che, potremmo dire, non sa rispondere in maniera adeguata); è valutato stupido - dicevo - solo colui il quale dà inizio ad un’azione i cui effetti hanno le caratteristiche proprie della stupidità per come essa è qui definita.

Vediamo dunque quale definizione corrisponde a ciascuna categoria e quali sono sono le leggi fondamentali individuate da Cipolla.

Intelligente è - egli dice - colui il quale agisce in maniera tale che dalle sue azioni derivi un guadagno per sé e per gli altri.

Per guadagno qui s’intende tutto ciò che per i soggetti coinvolti (sia quello che compie l’azione sia quello che ne subisce gli effetti) abbia una valenza positiva, sia essa materiale o immateriale.

A questo proposito Cipolla sottolinea che affinché qualcuno possa essere considerato intelligente è necessario che la sua azione produca effetti valutati come guadagni non soltanto da parte del soggetto agente, ma anche da parte di quello ricevente.

In sostanza - ci dice il nostro Autore - perché le nostre azioni possano essere quelle di una persona intelligente dobbiamo assicurarci che quello che noi riteniamo essere un guadagno sia ritenuto tale anche da chi è toccato dagli effetti della nostra azione.

Quest’ultima precisazione, per quanto preziosa e certamente utilissima in generale, a livello teorico richiederebbe forse ulteriori approfondimenti.

Sempre a livello di divertissement, mi chiedo ad esempio, per inciso, come debbano essere valutate (secondo la definizione data) le azioni dei genitori nei confronti dei figli piccoli quando questi ultimi si oppongono alle decisioni dei primi; o, ancora, come debbano essere valutate le azioni nei confronti di chi, in una data situazione, non è capace di intendere e di volere.

Chiusa questa brevissima parentesi, vediamo adesso come Cipolla definisce le rimanenti categorie prese in esame.

Sprovveduto è - egli dice - colui il quale agisce in maniera tale che dalle sue azioni derivi un perdita per sé e un vantaggio per il prossimo.

Bandito è invece colui il quale agisce in maniera tale da ottenere vantaggi per sé procurando al contempo perdite agli altri.

Stupido è infine colui il quale agisce determinando un danno per il prossimo senza al contempo ricavarne alcun guadagno, ma anzi arrivando, in alcuni casi, a danneggiare perfino se stesso (questi ultimi appartengono alla ancora più nefasta sottocategoria degli stupidi super).

Queste le categorie individuate da Cipolla, vediamo adesso le leggi fondamentali.


La prima legge - precisa il nostro Autore - afferma che ciascuno di noi sempre ed inevitabilmente sottovaluta il numero degli stupidi in circolazione.

Non importa che una persona in passato si sia sempre mostrata intelligente (o che tale la possiamo aver giudicata): le porte della stupidità sono sempre dietro l’angolo e (per quanto possa non essere piacevole ammetterlo) noi tutti siamo soggetti ad aprirne più d’una (chi più chi meno).

Questo ci conduce alla seconda legge fondamentale: la stupidità di una persona è indipendente da tutte le altre caratteristiche che la riguardano.

In questo senso - precisa Cipolla - teoricamente potremmo ritrovare esempi di stupidità epica perfino fra i premi Nobel.

Come forse sarà chiaro - e con ciò siamo alla terza legge (definita aurea) - ogni essere umano rientra in una delle quattro categorie.

A questo proposito l’Autore sottolinea che la frequenza con cui gli stupidi si distribuiscono all’interno della propria categoria è differente da quella che si riscontra nelle restanti categorie.

E precisamente: mentre in queste ultime si osserva una certa oscillazione fra comportamenti più o meno tendenti all’intelligenza o alla stupidità (pur rimanendo sempre all’interno di ogni specifica categoria), per quanto riguarda la stupidità - precisa Cipolla - si osserva una significativa tendenza a rimanere in quello che potrebbe essere definito come un comportamento di stupidità pura.

La grande pericolosità degli stupidi - precisa ancora Cipolla - risiede essenzialmente nel fatto che le persone ragionevoli trovano molta difficoltà a comprenderne i comportamenti.

Ciò fa sì che i ragionevoli (chiamiamo così l’insieme degli individui appartenenti alle restanti categorie) generalmente si trovino impreparati nel porre rimedio alle conseguenze nefaste che la stupidità altrui pone sul loro cammino.

A complicare ulteriormente l’intera faccenda vi è lo spinoso problema rappresentato dal fatto che lo stupido non sa di essere tale (con tutto ciò che ne consegue).

Una sezione a parte è dedicata anche all’annosa questione degli stupidi al potere, questione essenzialmente legata a quell’altra relativa alla base elettorale che li sostiene, base che, tendenzialmente, mostra una forte propensione a condividere la medesima categoria dei propri sostenuti.

Senza addentrarci nel merito, vale la pena sottolineare però che gli effetti nefasti dei comportamenti degli stupidi possono essere in qualche modo mitigati o aggravati dai comportanti degli appartenenti alle restanti categorie, a seconda che la distribuzione in queste ultime tenda verso l’intelligenza o verso la stupidità.

Il lettore interessato potrà approfondire l’argomento direttamente nel testo di Cipolla, qui - rifacendomi alle osservazioni dell’Autore - evidenzio semplicemente l’importante responsabilità che i ragionevoli condividono con gli stupidi relativamente alle sorti generali della comunità e del vivere sociale.

E con ciò veniamo alla quarta legge, la quale afferma che le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo di quelle stupide, ricavandone con ciò un grave danno per se stesse e per la società nel suo complesso.

La gravità di un simile errore di valutazione si può facilmente comprendere in ragione della quinta legge, la quale afferma che la persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista.

Quest’ultima legge ha anche il seguente corollario: lo stupido è più pericoloso perfino del bandito.

Da quanto fin qui esposto appare chiaro che, poiché gli stupidi non si pongono il problema (come si è detto sono ignari perfino della condizione di stupidità in cui versano), gli unici che se ne possono occupare (chi più chi meno) sono i ragionevoli.

La domanda allora è la seguente: esiste qualcosa che possa agevolare questi ultimi nel loro compito?


In maniera quasi immediata mi è venuto da pensare alla meditazione Mindfulness.

A seguire elenco i primi tre motivi che hanno orientato il mio pensiero in questa direzione.

Primo: la meditazione agisce positivamente sulla gestione dello stress. Poiché, come è ben noto, quando si pensa e si agisce in condizioni di stress eccessivo normalmente i risultati che si ottengono non sono dei migliori, meditare è una buona cosa.

Secondo: la meditazione favorisce la formazione di stati di defusione cognitiva assai utili per la gestione dei pensieri negativi.

Terzo: la meditazione stimola la formazione di comportamenti proattivi al posto di quelli reattivi. Sebbene anche questi ultimi siano utilissimi in determinate circostanze, qualora questi dovessero costituire il nostro repertorio comportamentale dominante rappresenterebbero una forma di adattamento all’ambiente piuttosto povera; per dirla in maniera molto schematica, le nostre risposte si ridurrebbero all’immobilizzazione, all’attacco e alla fuga: insomma, possiamo fare di più.

La meditazione non è certamente la soluzione definitiva al problema della stupidità umana e dei suoi effetti deleteri, né d’altra parte potrebbe esserlo; ciononostante essa rimane uno strumento prezioso in grado di portare significativi vantaggi sia al praticante sia a chi gli sta intorno.

Questa caratteristica, in se stessa, tendenzialmente porterebbe a considerare tale pratica come qualcosa attinente ai comportamenti propri degli appartenenti alla categoria degli intelligenti.

Purtroppo gli effetti della meditazione non sono né generalizzatiassoluti, ragion per cui, anche nel caso del buon praticante, non si possono escludere segni talvolta vistosi di inconfondibile stupidità.

Fatte queste necessarie premesse possiamo comunque affermare che, indipendentemente dalla categoria di appartenenza del praticante, i vantaggi offerti dalla meditazione superano abbondantemente i limiti che pure in essa sono presenti.

Esplicitando l’intento un po’ scherzoso di questo articolo, concludo prendendo liberamente spunto da una vecchia pubblicità.

Ogni giorno un uomo si sveglia e sa che può meditare.

Ogni giorno qualcuno si domanda se la cosa faccia al caso suo.

Non importa a quale categoria tu appartenga, nel dubbio, tu medita.

Medita ogni giorno


Pubblicato il 14/04/2022 - Photo by Greg Rakozy on Unsplash

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